giovedì 28 gennaio 2016

Tariffa puntuale: il primo esperimento pratico in Toscana


Calcinaia, piccolo comune in Provincia di Pisa che conta solo poco più di 12.000 abitanti, ha nel tempo dimostrato una notevole tendenza alla raccolta differenziata. Nei dati certificati e rilasciati dall’Agenzia regionale recupero risorse (2014) e da Geofor (2015) viene evidenziato come a Calcinaia la raccolta differenziata sfiori la soglia dell’80%, un buon 10%  oltre l’obiettivo del 70% (fissato per il 2020) che la Regione Toscana punta a raggiungere.

E così, Calcinaia è essere stata scelta dall’amministrazione comunale e dall’Unione dei comuni della Valdera come avanguardia per la sperimentazione della tariffa puntuale. 
In cosa consiste? Da Geofor viene spiegato che «la tariffazione puntuale prevede che sia il volume di rifiuto indifferenziato prodotto, calcolato sulla base del numero di svuotamenti del mastello grigio, a influire in maniera sostanziale sull’entità della tariffa da pagare».

In particolare, le famiglie potranno prenotare per far apporre un tag al proprio mastello dell’indifferenziato: in pochiminuti questo verrà quindi adeguato e, contestualmente, verrà consegnato il kit di sacchetti per l’intero anno in corso. Per quanto riguarda negozi e imprese, invece, essi verranno sottoposti alla pesatura puntuale per una gamma più ampia di tipologie di rifiuti. Nel loro caso, la tariffa puntuale entrerà in funzione non solo per l’indifferenziato, ma anche per il multimateriale leggero e per l’organico: sarà la stessa Geofor a taggarne i contenitori, visitandole tutte.

La misurazione dei rifiuti sostituirà il sistema di tassazione basato sui metri quadri e sui componenti dei nuclei familiari, in modo da produrre una bolletta più equa. L’importo verrà quindi calcolato in base all’effettiva produzione dei rifiuti, incentivando una minor produzione degli stessi e una maggior raccolta differenziata.

Queste le premesse con cui si presenta la tariffa puntuale, ma saranno soddisfatte? 
Per presentare una risposta basata su dati precisi, nella sperimentazione della tariffa puntuale il Comune e Geofor saranno coadiuvati dalla collaborazione con la Scuola superiore Sant’Anna di Pisa. «Tutto ciò – sottolinea l’azienda – aiuterà a creare un prototipo di pesatura e tassazione puntuale che, a richiesta, potrà essere applicato in tutte le realtà che hanno la raccolta domiciliare diffusa su tutto il territorio o analoghi sistemi informatizzati di raccolta».

martedì 26 gennaio 2016

Patagonia sotto le fiamme




La Patagonia è in queste ore martoriata da un incendio che ha investito il parco nazionale 'Los Alerces', nella provincia di Chubut: le fiamme, rendono noto le autorità argentine, hanno distrutto circa 1.700 ettari.

Gli esperti sono comunque ottimisti e confidano che grazie ad un cambiamento del clima, e cioè ad una maggior umidità e al calo dei vento che trasporta le ceneri, l'incendio dovrebbe gradualmente spegnersi.

I media locali considerano "intenzionali" le cause dell'incendio che durante il fine settimana ha divorato migliaia di ettari in aree considerate un paradiso naturale, grazie ai boschi, le montagne, i fiumi ed i laghi, zona quindi con un'alta potenzialità immobiliare.

"Non dobbiamo escludere tale possibilità", ha d'altra parte commentato il ministro per l'ambiente e lo sviluppo sostenibile, Sergio Bergman.

La situazione rimane grave d'altra parte in un'altra zona patagonica, nei dintorni del villaggio Trevelin, dove in queste ore i pompieri e gli uomini della sicurezza stanno combattendo contro le fiamme.

La protesta social di Legambiente contro lo smog



E’ partita nella serata di lunedì l'iniziativa targata Legambiente per sensibilizzare le istituzioni ad intervenire dopo 6 giorni di sforamento dei limiti. "Ieri la centralina di Treviglio - spiega Legambiente della Bassa Bergamasca - ha registrato un valore di PM 10 pari a 103 microgrammi ed un valore di PM 2,5 pari a 173 microgrammi . Nel resto della Provincia non va meglio Abbiamo pertanto aperto una pagina per la provincia di Bergamo che si chiama "ci siamo rotti i polmoni". Vi chiediamo di fotografarvi con la frase "anche io mi sono rotto i polmoni" e di postarla sulla pagina per manifestare il diritto di respirare . Aspettiamo i vostri contributi". 

lunedì 25 gennaio 2016

Le immagini della tempesta di neve Jonas



Arrivano le immagini della tempesta di neve Jonas che ha travolto la costa orientale degli Stati Uniti vista dallo spazio. I satelliti della Nasa hanno inviato le foto della gigantesca perturbazione mentre si abbatte su New York e un video dell'Agenzia statunitense per l'atmosfera e gli oceani (Noaa) permette di seguire il 'cammino' fatto da Jonas, dalle regioni centrali degli Stati Uniti fino alla costa atlantica.  Nel frattempo, dalla Stazione Spaziale l'astronauta americano Scott Kelly ha pubblicato su Twitter immagini spettacolari della tempesta di neve. 

E' salito intanto a 30 il bilancio delle vittime. La maggior parte dei decessi è dovuto a incidenti stradali, avvelenamento per monossido di carbonio e infarti che hanno colpito soprattutto anziani che spazzavano la neve. Molte città cercano di tornare alla normalità dopo la bufera 'Jonas'. Mentre a New York è stato revocato il divieto di circolazione con uffici e scuole aperte già da oggi, a Washington invece restano chiusi. Le autorità, tra l'altro, avvertono gli automobilisti di limitare gli spostamenti a causa delle strade ghiacciate per l'abbassamento delle temperature.

I radar a bordo dei satelliti della Nasa e dell'Agenzia Spaziale Giapponese (Jaxa) hanno permesso di ricostruire la struttura in 3D delle nubi e di seguire estensione e movimento della tempesta sia di giorno sia di notte, raccogliendo dati su precipitazioni e altezza delle nuvole.

Almeno 7 gli Stati colpiti dalla tempesta (West Virginia, Virginia, Washington DC, Maryland, Pennsylvania, New Jersey e New York)e in alcune località, rileva il Noaa, ''sono stati superati tutti i record storici di neve, dalla durata della nevicata (fino a due giorni consecutivi), alla quantità, come in alcune aree del West Virginia e Maryland, dove è caduto fino a un metro di neve''.

Questa tempesta invernale non è stata l'unica a colpire gli Stati Uniti: un'altra area di bassa pressione ha interessato alcuni Stati che si affacciano sul Pacifico, come California e Oregon, sui quali si sono abbattute forti piogge. .

venerdì 22 gennaio 2016

Il 47% di emissioni mondiali di azoto è causato da 4 nazioni



Appena quattro nazioni - Stati Uniti, Cina, India e Brasile - sono responsabili di quasi la metà (47%) delle emissioni globali di azoto. Lo rivela uno studio capitanato dall'università di Sydney, che ha tracciato la mappa mondiale dell'impronta di azoto di 188 Paesi. Stando alla ricerca, pubblicata sulla rivista Nature Geoscience, un quarto delle emissioni deriva dalla produzione di merci che vengono consumate al di fuori delle nazioni produttrici. In altre parole, le nazioni sviluppate danno in 'outsourcing' parte delle loro emissioni alle nazioni in via di sviluppo, che producono i beni da vendere ai Paesi ricchi mentre trattengono l'inquinamento generato da tale produzione.

L'azoto reattivo, che deriva dall'uso di combustibili fossili e dai fertilizzanti impiegati in agricoltura, contribuisce tra le altre cose all'inquinamento atmosferico, al riscaldamento terrestre e alle piogge acide. Negli ultimi 150 anni le sue emissioni si sono decuplicate. Tuttavia nel mondo c'è una forte disparità tra gli inquinatori. Paesi come la Liberia e la Costa D'Avorio hanno emissioni pro capite di 7 kg all'anno, mentre gli abitanti di Hong Kong o del Lussemburgo sono responsabili, attraverso l'import di beni, di oltre 100 kg. L'Italia, insieme a Giappone, Germania, Regno Unito, Hong Kong e Stati Uniti, è tra i più grandi "importatori netti" di azoto, poiché le emissioni generate per soddisfare i consumi interni - dai tessuti all'abbigliamento, ma anche carne bovina dall'Argentina - provengono da merci prodotte all'estero, prevalentemente nei Paesi in via di sviluppo.

giovedì 21 gennaio 2016

Gli animali più 'smart' sono quelli con cervello più grande



Gli animali, uomo compreso, che hanno un cervello 'grande' - se messo in relazione col resto del corpo - sono anche i migliori "problem solver", insomma più intelligenti di quelli che hanno un cervello piccolo rispetto alla massa corporea. Il nesso tra cervello grande, più evoluto, e intelligenza di una specie non è una novità, ma finora ha rappresentato un'idea scientifica controversa in mancanza di prove significative. Ora c'è uno studio americano che supporta questa teoria con un grande esperimento 'ad hoc'. Lo studio, guidato dall'Università del Wyoming, è descritto sulla rivista Pnas. 

I ricercatori hanno viaggiato per 9 zoo americani e hanno messo 140 animali di 39 specie (mammiferi carnivori) davanti ad un medesimo "problema": recuperare il proprio cibo preferito da una gabbia con sbarre di metallo, chiusa. Sono state coinvolte specie più note, come gli orsi polari, le tigri, i lupi, le iene, ma anche animali più rari come i binturong (o gatti orsini) e i leopardi delle nevi. A ogni animale sono stati dati 30 minuti di tempo per tentare di estrarre il cibo dalla gabbia (in base alla specie questa veniva riempita con il cibo di cui l'animale è più ghiotto, bambù per i panda rossi o bistecche per i leopardi). 

Per accedere al cibo occorreva attivare un meccanismo di apertura della porta della gabbia. Ne è risultato che ad avere più chance di riuscita sono state quelle specie con un cervello dalle dimensioni più grandi - sempre in relazione alla struttura corporea - rispetto agli animali col cervello più piccolo. "Complessivamente - spiega Ben Dantzer, dell'Università del Michigan, tra gli autori dello studio - il 35% degli animali (49 esemplari di 23 specie) è riuscito nel 'problem solving'. Gli orsi sono stati i più bravi, risolvendo il problema nel 70% delle volte. Il suricato e la mangusta i peggiori: nessun esemplare di queste specie è riuscito nell'intento".

martedì 19 gennaio 2016

Ban Ki-moon, energie rinnovabili possono salvare milioni di vite



Assicurando l'accesso a energie economiche, affidabili, sostenibili e moderne per tutti, uno degli Obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite, si possono salvare milioni di vite. Lo ha detto il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, nel discorso di apertura del World Future Energy Summit in corso ad Abu Dhabi, in cui ha sottolineato che "l'energia sostenibile è il filo che collega crescita economica, equità sociale e i nostri sforzi per combattere il cambiamento climatico".


"Per mantenere l'aumento della temperatura globale entro i due gradi o anche entro un grado e mezzo, abbiamo bisogno di far crescere l'energia pulita e sostenibile", che "non solo aiuterà a salvaguardare il futuro del Pianeta, ma salverà 4,3 milioni di vite all'anno", cioè il numero stimato di persone - soprattutto donne e bambini - che ogni anno muoiono prematuramente per l'inquinamento derivante da metodi di cottura indoor che fanno uso di legna, carbone e scarti animali, ha sottolineato Ban nell'intervento pronunciato ieri.


Il segretario generale delle Nazioni Unite ha rimarcato l'importanza dell'accordo di Parigi sul cambiamento climatico siglato a dicembre, e ha chiamato all'azione "governi, settore privato, organizzazioni regionali e internazionali". Raggiungere l'obiettivo sull'accesso universale alle energie pulite prima del 2030, ha aggiunto, "migliora le nostre possibilità di raggiungere gli obiettivi globali sulla sicurezza alimentare, la salute, l'istruzione e l'occupazione".


Anche per questo, ha concluso Ban, "ogni dollaro delle migliaia di miliardi che saranno spesi in infrastrutture nei prossimi 15 anni dovranno essere investiti in progetti sostenibili dal punto di vista climatico, che guideranno la crescita di beni e servizi a basse emissioni di carbonio".

venerdì 15 gennaio 2016

Danimarca, nuovo record mondiale per l'eolico


La Danimarca supera ancora se stessa e mette a segno un nuovo record mondiale per l'energia eolica: nel 2015 le turbine danesi hanno generato una quantità di energia pari al 42% dei consumi elettrici del Paese. Lo afferma Energinet, compagnia che gestisce le reti energetiche in Danimarca, sottolineando che si tratta di un nuovo record, in crescita da quello del 39,1% registrato nel 2014.

Per circa 1.460 ore (sulle 8.760 di un anno), il sistema elettrico della Danimarca occidentale ha prodotto più energia eolica del totale dei consumi della stessa area. Il surplus, a volte del 16%, viene esportato a Paesi vicini come Norvegia, Svezia e Germania. Invece la Danimarca compra idroelettrico dalla Norvegia e solare dalla Germania.

Il Parlamento danese punta a fare in modo che il Paese riceva dal vento almeno la metà dell'energia elettrica entro il 2020.

Un obiettivo che secondo le stime, scrive Energinet, potrebbe essere raggiunto. Entro il 2030 il Paese spera di ottenere il 90% di elettricità e riscaldamento da fonti rinnovabili.

mercoledì 13 gennaio 2016

Jeans, ecologia e star in passerella a Pitti Uomo 2016



Moda, prima di tutto. E poi personaggi e star. Come ambassador dei brand (dal Volo a Stefano de Martino ad Alfredo Rapetti, figlio di Mogol) . E quindi eventi, cocktail party. Fino al 15 gennaio, in una Fortezza da Basso praticamente blindata, fari su Pitti Uomo 2016, (all’inaugurazione il ministro Franceschini). “Generation(s)”, ovvero una moda senza confini, età, generi ed etichette, il tema di questa edizione numero 89. Attese, le sfilate del giovane stilista coreano Juun.J e di Marco De Vincenzo, collaboratore di Fendi da 15 anni e designer con il suo marchio in joint venture con Lvmh. Tra le novità anche la sfilata di ethical fashion, “Generation Africa”, con i talenti del Made in Africa e, per la prima volta, l’International Woolmark Prize dedicato al menswear con Fondazione Pitti Discovery.

Fiera Pitti Uomo 89
Il primo trend da Firenze: denim, denim e denim. All’insegna dell’ecologia. E dello street style. Non a caso il precursore dei blogger del genere, Scott Schuman, presenta la sua capsule collection di pezzi con Roy Roger’s, storico brand jeans. Tanta ecologia anche nei piumini senza piume di animali, un trend sempre più amato. Save The Duck festeggia i 50 anni del Wwf Italia con una collezione di 50 nuance, una per ogni animale habitat  a rischio.

Tra le celeb, personaggi tv. Come Emma Morton da Piquadro per la nuova Pulse, una collezione di zaini, borse, borsoni e trolley connessi al nostro smartphone, grazie ad un dispositivo. Per il party di Liu Jo Uomo c’era Roberto Giuliano, in arte React TJ, con il suo sound elettronico ottenuto attraverso un tavolo musicale, reso celebre anche grazie a Italia’s Got Talent. Il Volo, invece, ha indossato giubbotti da moto e da Star Wars per Matchless London. L’olimpico Jury Chechi, infine, è stato invitato al cocktail di Massimo Rebecchi per il lancio della sua collezione urban style. Belen, infine, ha animato lo show di Guess: ne è la nuova testimonial.

lunedì 11 gennaio 2016

Mobilità sostenibile in Italia: i dati



È appena uscito il nono rapporto sulla Mobilità sostenibile in Italia. La città che risulta più ecologicasi rivela Venezia. Sono stati analizzati tutti i capoluoghi di Regione, i due capoluoghi delle Province autonome (Trento e Bolzano) e i capoluoghi di provincia con una popolazione superiore ai 100.000 abitanti. Dopo la città lagunare, al secondo posto troviamo Brescia e al terzo posto Torino: tutte città del Nord. Palermo, tra le città del Sud, non è tra le prime dieci ma si fa notare grazie all’introduzione del servizio su area vasta insieme a sole altre 3 realtà italiane (Trento, Bolzano e Torino). Roma si posiziona al diciassettesimo posto mentre in coda arrivano Reggio Calabria, Potenza e L’Aquila, che risultano le più insostenibili. Il primo posto va a Venezia non solo perché ha l’area pedonale più estesa tra le città esaminate e il più basso indice di motorizzazione, vista la sua configurazione, ma anche perché il trasporto pubblico risulta efficiente e soprattutto per il successo dello “sharing” messo in atto, sia a livello di bici che di auto, dove il servizio risulta il migliore per offerta e per numero di corse mensili per ogni auto disponibile.In generale sembra proprio dipendere dalla condivisione dei mezzi di trasporto il successo di queste città, che segnano un calo dell’indice dimotorizzazione dello 0,5%, in controtendenza con la media nazionale (+0,2%). I veicoli a basso impatto raggiungono una percentuale dell’8,5%, cifra sulla quale incide molto di più la presenza di veicoli a metano e GPL (8,3%), rispetto a quella di veicoli a trazione ibrida o elettrica (0,21%).Gli utenti dei servizi di bike sharing sono cresciuti rispetto all’anno precedente di quasi 11 punti percentuali e quelli dei servizi di car sharing convenzionale di oltre 21, raggiungendo questi ultimi quasi quota 30.000, ai quali si aggiungono gli utenti dei servizi di car sharing cosiddetti free floating, almeno dieci volte tanto a fine 2014. La situazione per i trasporti pubblici non è però positiva, visto che 43 città su 50 contano una riduzione ulteriore del servizio.

venerdì 8 gennaio 2016

La Green Economy fa bene all'occupazione!


Ci sarà un motivo perché l’Italia è uno dei soli cinque paesi al mondo – insieme a Cina, Germania, Corea del Sud e Giappone – che vanta un surplus manifatturiero sopra i 100 miliardi di dollari o perché le sue imprese sono tra le più competitive al mondo. Perché l’industria italiana del legno arredo con 10 miliardi di dollari di surplus è seconda nella graduatoria internazionale per saldo della bilancia commerciale, preceduta solamente dalla Cina (80 miliardi)? E ancora, è vero che oltre un quinto della domanda internazionale di prodotti della nautica da diporto è assorbito dal made in Italy?
Anche quest’anno Symbola con 2016: l’Italia in 10 selfie propone una lettura dell’economia italiana che ne evidenzia e sottolinea quei caratteri innovativi necessari per affrontare la crisi ed essere protagonisti della sfida del clima. Il primo tracciante che emerge prepotentemente è quello della green economy, un vero e proprio turbo per le imprese italiane. Sono infatti ben 372mila le aziende tricolore (il 24,5% dell’imprenditoria extra-agricola, nella manifattura addirittura il 32%) che durante la crisi hanno scommesso sulla green economy, che oggi vale il 10,3% dell’economia nazionale. Con vantaggi competitivi in termini di export (il 43,4% delle imprese manifatturiere eco-investitrici esporta stabilmente, contro il 25,5% delle altre) e di innovazione, la green economy fa bene anche all’occupazione. Nel 2015, tra green jobs propriamente detti e posti di lavoro in cui sono richieste competenze green, il 59% delle assunzioni previste è legato alla green economy: un esercito di 294mila nuovi lavoratori.
Sono dati che spiegano perché il modello produttivo italiano è in Europa tra i più innovativi ed efficienti in campo ambientale. A partire dai consumi energetici e dalle emissioni inquinanti: con 15 tonnellate di petrolio equivalente per milione di euro prodotto, tra i big player europei solo il Regno Unito (12 t) – che però ha un’economia meno manifatturiera della nostra, più legata a servizi e finanza – fa meglio dell’Italia. E con 113 tonnellate di anidride carbonica per milione di euro il Belpaese è secondo solo alla Francia (91 tonnellate). Siamo inoltre campioni europei nella riduzione degli scarti del sistema produttivo, leader nell’industria del riciclo e portabandiera dell’economia circolare. Con 40,1 tonnellate di rifiuti ogni milione di euro prodotto l’Italia è ben più efficiente di Regno Unito (49,8), Spagna (50,1), Germania (63,7) e Francia (83,5).
Siamo all’avanguardia anche per quanto riguarda le fonti di energia rinnovabile. Primi in Europa nel biologico per numero di imprese, tra i primi al mondo per superficie coltivata. Il secondo tracciante che insieme a quello green ha reso l’economia italiana più innovativa, competitiva e capace di misurarsi con la sfida principale della nostra contemporaneità, e cioè la sostenibilità, è quello legato alla creatività, alla cultura e alla bellezza. Siamo secondi solo dietro alla Germania per numero di brevetti europei per il design depositati negli anni 2010- 2014. E alla filiera della cultura – 443.000 aziende che danno lavoro a 1,4 milioni di persone – l’Italia deve 84 miliardi di euro, il 5,4% della ricchezza prodotta. Questi 84 miliardi ne mettono in moto altri 143: 1,7 euro per ogni euro prodotto dalla cultura. 

giovedì 7 gennaio 2016

L'Era Glaciale è in ritardo!


Forse una cosa positiva, la mano feroce dell’uomo sul pianeta, la porterà: un ritardo globale della prossima era glaciale che slitterà di almeno 100.000 anni! L’eccessiva quantità di CO2 immessa nell’atmosfera dal nostro inquinamento sta stravolgendo anche questo passo inevitabile del ciclo storico della vita della Terra.
Non è una cosa su cui cullarsi, o di cui andar fieri, perchè comunque avrà delle conseguenze. Era meglio se non fosse mai successa, ovviamente, ma dato che siamo in ballo meglio informarsi su quel che sta succedendo. Se la concentrazione dei gas-serra dovesse aumentare ancora, dicono gli esperti, il periodo che stiamo vivendo (chiamato Olocene, ovvero l’intervallo tra un’era glaciale e l’altra) potrebbe essere il più lungo mai registrato finora. 
I periodi “interglaciali” di solito durano tra i 10 e i 15.000 anni, per poi cedere il posto alle grandi glaciazioni che storicamente tornano per durare altri 100.000 anni. Il nostro Olocene invece durerà molto, molto più dei 15.000 anni previsti. Al punto che si prospetta l’invenzione di una nuova “era”, detta Antropocene. Sì, avete capito bene. La parola “antropos” indica l’uomo. L’era che ci siamo cuciti addosso, con le nostre mani, è l’era del dominio dell’uomo sul clima. Il caldo durerà a lungo, le glaciazioni ritarderanno di millenni, e da questo la Terra ne uscirà stravolta, cambiata per sempre. Non possiamo sapere se in meglio o in peggio. Forse ci trasformeremo in un altro desolato Marte… oppure ci adatteremo a respirare veleni. Lo scopriremo sopravvivendo come specie. 

lunedì 4 gennaio 2016

Cura del giardino in inverno



Bentornati all’appuntamento con gli articoli del blog di Falcinelli Group!
Primo post del 2016 questo, e come non iniziare al meglio l’anno nuovo se non proseguendo la nostra serie di articoli sulla manutenzione del giardino?
Seguendo i nostri consigli avete mantenuto un manto erboso impeccabile nella stagione estiva, arrivando poi in autunno a prepararlo per il grande freddo.
E adesso? Cosa fare per presentarsi impeccabilmente all’appuntamento con la primavera?

In inverno, ed in particolare modo nel mese di Gennaio, gli interventi da apportare nel vostro giardino non sono invasivi o di grandi proporzioni. Si tratta infatti più di un periodo di mantenimento, in quanto il manto erboso si è già adattato in autunno alle temperature più fredde. Innanzitutto, la prima preoccupazione è tenere il prato e gli altri spazi verdi ben puliti dalle foglie, in modo che esse non siano d’ostacolo al nutrimento delle radici. Nelle zone con il clima più mite, dove vi è minor rischio di gelate,  è possibile potare arbusti da fiore a fioritura tardo primaverile o estiva, come ad esempio le rose. Lasciamo invece intatti quegli arbusti che fioriranno solo all'inizio della primavera, come gelsomini, camelie  ed azalee; poteremo queste piante in seguito, dopo la fioritura, perchè già in questo periodo stanno preparando le gemme fiorali.

A Gennaio, ed in generale nella stagione invernale, è meglio utilizzare concimi con un valori alti di fosforo e potassio, in modo che le piante siano rafforzate; è anche possibile iniziare già a portarsi avanti con i lavori, arricchendo il terreno in preparazione alla primavera. In tal caso possiamo utilizzare concime organico maturo, oppure concime granulare a lenta cessione, ricco di azoto. Con questo accorgimento, effettuabile verso la fine dell’inverno, si arricchisce il terreno per alcuni mesi in modo che le piante possano trovare molti elementi nutritivi non appena ricominciano a vegetare,  al lento risalire delle temperature.
Se la stagione è molto secca, vi consigliamo di annaffiare regolarmente le piante sempreverdi, che non possiedono un periodo di riposo degno di questo nome; può rivelarsi inoltre necessario, nelle regioni caratterizzate da clima umido, irrigare il prato o le siepi, anche se tendenzialmente il mese di Gennaio è piuttosto piovoso (fatto che ci permetterà di evitare abbondanti annaffiature!)

Durante questo periodo, gran parte delle piante è a riposo. E' dunque il periodo ideale per piantare arbusti da fiore in zolla o in vaso. Se non lo abbiamo già fatto, siamo ancora in tempo per piantare le bulbose a fioritura primaverile (ad esempio i tulipani), soprattutto in caso di inverno non particolarmente rigido; queste piante infatti riescono a sopportare e superare il freddo solo se sono già state messe a dimora all'arrivo dei grandi freddi! Se invece vogliamo qualcosa di pronto effetto, piantiamo delle viole; queste piante non temono affatto il gelo, fiorendo indisturbate per tutto l'inverno! 

Un ultimo consiglio: se avete un balcone approfittate di questo periodo per piantare dell’erica, e in breve tempo potrete prepararvi a risultati spettacolari!