mercoledì 11 settembre 2019

Ferrarelle Spa ha deciso negli ultimi mesi di trasformare questo materiale da rifiuto inquinante a risorsa di riciclo


In un momento in cui tutto il mondo grida al “Plastic Free”, Ferrarelle Spa ha deciso negli ultimi mesi di trasformare questo materiale da rifiuto inquinante a risorsa di riciclo. Da gennaio a luglio 2019 l’azienda ha riciclato quasi 4,5mila tonnellate di plastica nel suo nuovo stabilimento di Presenzano.
Costato 27 milioni di euro e pensato per produrre e a breve rimettere in commercio bottiglie nuove costituite al 50% da materiale recuperato (il massimo consentito dalla legge), lo stabilimento dovrebbe riuscire, una volta a pieno regime, a riciclarne almeno 23 mila tonnellate. Il doppio di quelle utilizzate per produrre normalmente le bottiglie di plastica.


"Investiamo in sostenibilità economica e ambientale, con un progetto pionieristico frutto di una mirata strategia aziendale, in termini di ricerca e innovazione ispirata all’economia circolare. Lo facciamo in maniera concreta, dando nuova vita ad un materiale dibattuto, ma estremamente pregiato come il Pet, limitando così la produzione e l’immissione in commercio di nuova plastica."

In questo modo, conclude l’azienda, ogni 2 bottiglie realizzate si dovrebbe riuscire a sottrarne 3 all’ambiente! 

I 5 luoghi più incontaminati del mondo

1- La Namibia, un Paese dell’Africa Sud-occidentale, si contraddistingue per il deserto del Namib, che si trova lungo la costa atlantica. La nazione ospita una ricca fauna selvatica, tra cui un numero significativo di ghepardi. La capitale Windhoek e la città costiera di Swakopmund ospitano edifici risalenti all’epoca coloniale tedesca come la Christuskirche di Windhoek, costruita nel 1907. A nord, le saline del Parco Nazionale d'Etosha attirano animali come i rinoceronti e le giraffe.



2- Le Isole Galápagos sono un arcipelago vulcanico dell’Oceano Pacifico, considerato una delle principali destinazioni al mondo per l’osservazione della natura incontaminata. Provincia ecuadoriana, si estende per circa 1000 km al largo della costa del continente. Nelle sue terre remote, vive una grande varietà di piante e animali, alcuni dei quali esistono solamente in questo territorio. Charles Darwin visitò l’arcipelago nel 1835, e fu quello che vide in queste isole a ispirargli in seguito la teoria dell’evoluzione.


3- La Foresta pluviale di Daintree è una regione lungo la costa di nord-est del Queensland in Australia, a nord di Mossman e Cairns grande 1200 km2. La foresta fa parte della più grande foresta pluviale del continente austaliano


4- Le Seychelles sono un arcipelago di 115 isole nell'oceano Indiano, al largo dell'Africa orientale. Qui si trovano numerose spiagge, barriere coralline e riserve naturali, ma anche animali rari come la tartaruga gigante di Aldabra. Mahé, punto di partenza per tutte le altre isole, ospita la capitale Victoria, la foresta pluviale montana del Parco Nazionale Morne Seychellois e alcune spiagge, come la Beau Vallon e l'Anse Takamaka.



5-Le Seychelles sono un arcipelago di 115 isole nell'oceano Indiano, al largo dell'Africa orientale. Qui si trovano numerose spiagge, barriere coralline e riserve naturali, ma anche animali rari come la tartaruga gigante di Aldabra. Mahé, punto di partenza per tutte le altre isole, ospita la capitale Victoria, la foresta pluviale montana del Parco Nazionale Morne Seychellois e alcune spiagge, come la Beau Vallon e l'Anse Takamaka.





Alcune curiosità su questo magico Lago Australiano!


Perché il lago Hillier è rosa? E vi si può nuotare? Ecco tutte le informazioni su Lake Hillier in Australia. Scopri il mistero delle sue acque color rosa e se esistono altri laghi simili in Italia e nel mondo! Ecco curiosità ed informazioni per visitare l'area!



Lake Hillier è uno spettacolo: chi non lo ha mai visto, crede si tratti di una leggenda. Se mai avrete la fortuna di ammirarlo con i vostri occhi, una volta sul posto, avrete la sensazione di essere in preda ad allucinazioni. Ma a meno che non abbiate assunto sostenze stupefacenti, prenderete coscienza del fatto che il lago di Hillier esiste davvero!
Lake Hillier è famoso nel mondo per il colore delle sue acque, che sono rosa. Un rosa fitto e denso, che rievoca Picasso nel suo periodo più allegro. Storicamente, una delle prime testimonianze del lago ci sono arrivate grazie alla rivista di Matthew Flinders.

Il navigatore britannico Flinders, nel 1802, aveva scalato la vetta più alta del Middle Island (ora conosciuto come Flinders Peak) per sorvegliare le acque circostanti quando si imbattè in questo notevole lago dalle acque insolite. Di cose strane il mondo è pieno, si sà. Ma Lake Hillier entra a pieno titolo tra le più affascinanti stranezze del nostro pianeta.


Il lago Hillier, lago di colore rosa, si trova nei pressi di Middle Island, la più grande delle isole che compongono l'arcipelago Recherche, al largo della costa di Esperance. Dall'alto, il lago appare come una gigantesca gomma da masticare, ma è comunque uno dei panorami più spettacolari al mondo.

L'Hillier, lungo circa 600 metri, è circondato da un cerchio di sabbia e da fitti boschi di paperbark ed eucalipti. Una stretta striscia di dune di sabbia coperta da vegetazione lo separa dal blu dell'Oceano Antartico.

Anche se molti cercano di spiegare la stravagante colorazione di questo lago, nessuno conosce pienamente il vero motivo perché il lago sia rosa. E se qualcuno fa finta di saperlo, mente spudoratamente. Anche se, a dire il vero, gli scienziati - e quando parlano gli scienziati possiamo solo essere (s)fiduciosi - ipotizzano che il colore viene da un colorante emesso da dei batteri che vivono nelle croste di sale.


La risposta alla domanda se esistono nel mondo altri laghi rosa è affermativa. In particolare ne citiamo due. Il primo, uno dei più noti, si trova in Senegal, precisamente a nord-est di Dakar, ed è conosciuto con il nome di lago Retba o lac Rose.
Il secondo, decisamente più occidentale, sono le saline di San Francisco. A differenza degli altri laghi rosa del mondo, tuttavia, il lago di Lake Hillier è "il più rosa dei laghi rosa". E, se non altro per questo motivo, merita una visita.


Amazzonia in fiamme, satellite ESA registra l'inquinamento atmosferico. E gli incendi continuano.

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Amazzonia-in-fiamme-satellite-ESA-registra-l-inquinamento-atmosferico-E-gli-incendi-continuano-b43605ac-d642-44e5-9c3b-584ddcce3db0.html#foto-1


L'Agenzia Spaziale Europea lancia l'allarme:gli incendi hanno rilasciato nell'atmosfera l'anidride carbonica immagazzinata nelle foreste con un potenziale impatto globale sul clima e sulla salute. Nell'agosto che si è appena concluso la foresta pluviale solo in territorio brasiliano ha perso 1.698 chilometri quadrati di vegetazione, un'area del 222% superiore alla deforestazione subita nello stesso mese del 2018. Si tratta di 526 chilometri quadrati, secondo i dati diffusi dal National Space Research Institute (INPE) del Brasile.




Queste nuove immagini satellitari pubblicate dall'ESA (European Space Agency) mostrano l'aumento dell'inquinamento atmosferico nell'Amazzonia brasiliana a causa degli incendi che hanno afflitto la regione il mese scorso. Le mappe mostrano l'aumento del monossido di carbonio e di altri inquinanti in agosto rispetto a al mese precedente, quando c'erano meno incendi. L'agenzia spiega che gli incendi hanno rilasciato nell'atmosfera l'anidride carbonica immagazzinata nelle foreste con un potenziale impatto globale sul clima e sulla salute. Intanto gli incendi non si fermano L'Amazzonia brasiliana tuttavia continua a bruciare nonostante la moratoria di sessanta giorni sul disboscamento annunciata il mese scorso dal presidente Jair Bolsonaro. I dati del National Space Research Institute (INPE) del Brasile hanno mostrato che il numero di incendi in tutto il Brasile ha superato quest'anno i 100.000, il 45 percento in più rispetto allo stesso periodo del 2018. Renata Libonati, professoressa nel dipartimento di meteorologia del Rio de L'Università Federale di Janeiro, ha detto che a parte i gas, l'incendio delle foreste anche rilasciato particelle nell'atmosfera. Gli esperti di salute pubblica dicono che gli studi dimostrano come l'inquinamento atmosferico, sia esso provocato da micro-particelle o da gas, porta ad un aumento dei problemi cardiovascolari e polmonari soprattutto tra i bambini piccoli e gli anziani. A Porto Velho, la capitale dello stato amazzonico della Rondonia in Brasile, persistendo il fumo persistente avrebbe causato un aumento di tali problemi respiratori. Il numero delle persone trattate per questo tipo di patologie è aumentato drasticamente ad agosto all'ospedale pediatrico Cosme e Damia. Le micro-particelle inquinanti inoltre possono anche essere trasportate dai venti in città che non si trovano  nelle immediatamente vicinanze agli incendi. "L'impatto degli incendi va ben oltre le regioni in cui le foreste bruciano", ha spiegato la professoressa Libonati all'Associated Press. L'assenza di piogge durante questa stagione secca nella regione amazzonica rende le cose ancora più difficili, perché la pioggia aiuta in questi casi a mitigare e frenare l'espansione dell'inquinamento da particelle. Per questi motivi il Ministero della Salute brasiliano ha condiviso la scorsa settimana un elenco di raccomandazioni per chi vive nelle aree più prossime agli incendi, dicendo che le persone dovrebbero "evitare di avvicinarsi ai luoghi in cui si verificano gli incendi ", indossare maschere e occhiali protettivi all'aperto e favorire l'aria condizionata, soprattutto nelle scuole e negli ospedali. Il mese scorso, Bolsonaro ha inviato l'esercito per aiutare i vigili del fuoco a combattere gli incendi. Il ministero della Difesa ha fatto sapere che una squadra di 11 caccia israeliani sono stati schierati domenica nello stato di Rondonia a sostegno delle forze statali e federali contro il propagarsi del fuoco. 





Far diventare la città di Arezzo Plastic Free? Il Comune ci crede!

Le parole del consigliere comunale Francesco Romizi a proposito del #plasticfree!
“lo riteniamo possibile. D’altronde, in questo caso, oltre a rispondere ai propri convincimenti personali, ci facciamo portavoce proprio delle istanze del comitato Arezzo Possibile, che ringraziamo insieme alla referente Elena Alberti, che ha smosso le acque, sollevato l’allarme e proposto l’eventuale soluzione. La richiesta che facciamo? Basta plastica nel territorio del Comune di Arezzo”.
Non sarà un obiettivo a breve termine, per questo Romizi e Caporali chiedono a sindaco e giunta di promuovere ogni azione per giungere a una prima riduzione graduale della plastica monouso presso tutti gli uffici comunali, le sale conferenze, i centri civici, le scuole e le mense, sostituendola con alternative biodegradabili e riutilizzabili.
“È il passo propedeutico a una campagna di sensibilizzazione indirizzata ai dipendenti comunali, alle scuole, alle aziende e a ogni cittadino per fare capire quanta incidenza negativa abbia la dispersione nell’ambiente dei prodotti in plastica. Dopo di che, andranno studiati strumenti adeguati affinché si possa arrivare alla cessazione dell’utilizzo di plastiche usa e getta per le attività di ristorazione e di vendita, per gli esercizi commerciali, per gli organizzatori di eventi, feste e sagre. Gli strumenti possono essere vari: sgravi fiscali o altri tipi di incentivi, la creazione di un elenco di esercizi commerciali “plastic free”, eco-compattatori sul territorio per incrementare la raccolta e il recupero delle bottiglie di plastica e dei contenitori in alluminio. È il momento comunque di invertire la rotta: la produzione di massa di plastica e la sua dispersione stano causando ingenti danni economici e ambientali. Il 24 ottobre dello scorso anno il Parlamento Europeo ha approvato la proposta di direttiva2 della Commissione Europea per mettere al bando, a partire dal 2021, alcuni prodotti in plastica come posate, bastoncini cotonati, cannucce e bastoncini per palloncini e attrezzi da pesca, che, insieme, rappresentano il 70% dei rifiuti marini in Europa. Entro il 2025, gli Stati membri dovranno raccogliere e riciclare il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande. All’elenco delle materie plastiche vietate vanno inoltre annoverati sacchetti, imballaggi e contenitori per fast-food in polistirolo espanso.

Insomma, la sensibilità sta crescendo a livello continentale. Se consideriamo che nel riciclo degli imballaggi l’Italia è un’eccellenza europea, perché non diventarlo anche nel riciclo della plastica? E perché non fare di Arezzo, invece che sulle mense scolastiche, una città modello per questo?”.