mercoledì 11 settembre 2019

Alcune curiosità su questo magico Lago Australiano!


Perché il lago Hillier è rosa? E vi si può nuotare? Ecco tutte le informazioni su Lake Hillier in Australia. Scopri il mistero delle sue acque color rosa e se esistono altri laghi simili in Italia e nel mondo! Ecco curiosità ed informazioni per visitare l'area!



Lake Hillier è uno spettacolo: chi non lo ha mai visto, crede si tratti di una leggenda. Se mai avrete la fortuna di ammirarlo con i vostri occhi, una volta sul posto, avrete la sensazione di essere in preda ad allucinazioni. Ma a meno che non abbiate assunto sostenze stupefacenti, prenderete coscienza del fatto che il lago di Hillier esiste davvero!
Lake Hillier è famoso nel mondo per il colore delle sue acque, che sono rosa. Un rosa fitto e denso, che rievoca Picasso nel suo periodo più allegro. Storicamente, una delle prime testimonianze del lago ci sono arrivate grazie alla rivista di Matthew Flinders.

Il navigatore britannico Flinders, nel 1802, aveva scalato la vetta più alta del Middle Island (ora conosciuto come Flinders Peak) per sorvegliare le acque circostanti quando si imbattè in questo notevole lago dalle acque insolite. Di cose strane il mondo è pieno, si sà. Ma Lake Hillier entra a pieno titolo tra le più affascinanti stranezze del nostro pianeta.


Il lago Hillier, lago di colore rosa, si trova nei pressi di Middle Island, la più grande delle isole che compongono l'arcipelago Recherche, al largo della costa di Esperance. Dall'alto, il lago appare come una gigantesca gomma da masticare, ma è comunque uno dei panorami più spettacolari al mondo.

L'Hillier, lungo circa 600 metri, è circondato da un cerchio di sabbia e da fitti boschi di paperbark ed eucalipti. Una stretta striscia di dune di sabbia coperta da vegetazione lo separa dal blu dell'Oceano Antartico.

Anche se molti cercano di spiegare la stravagante colorazione di questo lago, nessuno conosce pienamente il vero motivo perché il lago sia rosa. E se qualcuno fa finta di saperlo, mente spudoratamente. Anche se, a dire il vero, gli scienziati - e quando parlano gli scienziati possiamo solo essere (s)fiduciosi - ipotizzano che il colore viene da un colorante emesso da dei batteri che vivono nelle croste di sale.


La risposta alla domanda se esistono nel mondo altri laghi rosa è affermativa. In particolare ne citiamo due. Il primo, uno dei più noti, si trova in Senegal, precisamente a nord-est di Dakar, ed è conosciuto con il nome di lago Retba o lac Rose.
Il secondo, decisamente più occidentale, sono le saline di San Francisco. A differenza degli altri laghi rosa del mondo, tuttavia, il lago di Lake Hillier è "il più rosa dei laghi rosa". E, se non altro per questo motivo, merita una visita.


Amazzonia in fiamme, satellite ESA registra l'inquinamento atmosferico. E gli incendi continuano.

http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Amazzonia-in-fiamme-satellite-ESA-registra-l-inquinamento-atmosferico-E-gli-incendi-continuano-b43605ac-d642-44e5-9c3b-584ddcce3db0.html#foto-1


L'Agenzia Spaziale Europea lancia l'allarme:gli incendi hanno rilasciato nell'atmosfera l'anidride carbonica immagazzinata nelle foreste con un potenziale impatto globale sul clima e sulla salute. Nell'agosto che si è appena concluso la foresta pluviale solo in territorio brasiliano ha perso 1.698 chilometri quadrati di vegetazione, un'area del 222% superiore alla deforestazione subita nello stesso mese del 2018. Si tratta di 526 chilometri quadrati, secondo i dati diffusi dal National Space Research Institute (INPE) del Brasile.




Queste nuove immagini satellitari pubblicate dall'ESA (European Space Agency) mostrano l'aumento dell'inquinamento atmosferico nell'Amazzonia brasiliana a causa degli incendi che hanno afflitto la regione il mese scorso. Le mappe mostrano l'aumento del monossido di carbonio e di altri inquinanti in agosto rispetto a al mese precedente, quando c'erano meno incendi. L'agenzia spiega che gli incendi hanno rilasciato nell'atmosfera l'anidride carbonica immagazzinata nelle foreste con un potenziale impatto globale sul clima e sulla salute. Intanto gli incendi non si fermano L'Amazzonia brasiliana tuttavia continua a bruciare nonostante la moratoria di sessanta giorni sul disboscamento annunciata il mese scorso dal presidente Jair Bolsonaro. I dati del National Space Research Institute (INPE) del Brasile hanno mostrato che il numero di incendi in tutto il Brasile ha superato quest'anno i 100.000, il 45 percento in più rispetto allo stesso periodo del 2018. Renata Libonati, professoressa nel dipartimento di meteorologia del Rio de L'Università Federale di Janeiro, ha detto che a parte i gas, l'incendio delle foreste anche rilasciato particelle nell'atmosfera. Gli esperti di salute pubblica dicono che gli studi dimostrano come l'inquinamento atmosferico, sia esso provocato da micro-particelle o da gas, porta ad un aumento dei problemi cardiovascolari e polmonari soprattutto tra i bambini piccoli e gli anziani. A Porto Velho, la capitale dello stato amazzonico della Rondonia in Brasile, persistendo il fumo persistente avrebbe causato un aumento di tali problemi respiratori. Il numero delle persone trattate per questo tipo di patologie è aumentato drasticamente ad agosto all'ospedale pediatrico Cosme e Damia. Le micro-particelle inquinanti inoltre possono anche essere trasportate dai venti in città che non si trovano  nelle immediatamente vicinanze agli incendi. "L'impatto degli incendi va ben oltre le regioni in cui le foreste bruciano", ha spiegato la professoressa Libonati all'Associated Press. L'assenza di piogge durante questa stagione secca nella regione amazzonica rende le cose ancora più difficili, perché la pioggia aiuta in questi casi a mitigare e frenare l'espansione dell'inquinamento da particelle. Per questi motivi il Ministero della Salute brasiliano ha condiviso la scorsa settimana un elenco di raccomandazioni per chi vive nelle aree più prossime agli incendi, dicendo che le persone dovrebbero "evitare di avvicinarsi ai luoghi in cui si verificano gli incendi ", indossare maschere e occhiali protettivi all'aperto e favorire l'aria condizionata, soprattutto nelle scuole e negli ospedali. Il mese scorso, Bolsonaro ha inviato l'esercito per aiutare i vigili del fuoco a combattere gli incendi. Il ministero della Difesa ha fatto sapere che una squadra di 11 caccia israeliani sono stati schierati domenica nello stato di Rondonia a sostegno delle forze statali e federali contro il propagarsi del fuoco. 





Far diventare la città di Arezzo Plastic Free? Il Comune ci crede!

Le parole del consigliere comunale Francesco Romizi a proposito del #plasticfree!
“lo riteniamo possibile. D’altronde, in questo caso, oltre a rispondere ai propri convincimenti personali, ci facciamo portavoce proprio delle istanze del comitato Arezzo Possibile, che ringraziamo insieme alla referente Elena Alberti, che ha smosso le acque, sollevato l’allarme e proposto l’eventuale soluzione. La richiesta che facciamo? Basta plastica nel territorio del Comune di Arezzo”.
Non sarà un obiettivo a breve termine, per questo Romizi e Caporali chiedono a sindaco e giunta di promuovere ogni azione per giungere a una prima riduzione graduale della plastica monouso presso tutti gli uffici comunali, le sale conferenze, i centri civici, le scuole e le mense, sostituendola con alternative biodegradabili e riutilizzabili.
“È il passo propedeutico a una campagna di sensibilizzazione indirizzata ai dipendenti comunali, alle scuole, alle aziende e a ogni cittadino per fare capire quanta incidenza negativa abbia la dispersione nell’ambiente dei prodotti in plastica. Dopo di che, andranno studiati strumenti adeguati affinché si possa arrivare alla cessazione dell’utilizzo di plastiche usa e getta per le attività di ristorazione e di vendita, per gli esercizi commerciali, per gli organizzatori di eventi, feste e sagre. Gli strumenti possono essere vari: sgravi fiscali o altri tipi di incentivi, la creazione di un elenco di esercizi commerciali “plastic free”, eco-compattatori sul territorio per incrementare la raccolta e il recupero delle bottiglie di plastica e dei contenitori in alluminio. È il momento comunque di invertire la rotta: la produzione di massa di plastica e la sua dispersione stano causando ingenti danni economici e ambientali. Il 24 ottobre dello scorso anno il Parlamento Europeo ha approvato la proposta di direttiva2 della Commissione Europea per mettere al bando, a partire dal 2021, alcuni prodotti in plastica come posate, bastoncini cotonati, cannucce e bastoncini per palloncini e attrezzi da pesca, che, insieme, rappresentano il 70% dei rifiuti marini in Europa. Entro il 2025, gli Stati membri dovranno raccogliere e riciclare il 90% delle bottiglie di plastica monouso per bevande. All’elenco delle materie plastiche vietate vanno inoltre annoverati sacchetti, imballaggi e contenitori per fast-food in polistirolo espanso.

Insomma, la sensibilità sta crescendo a livello continentale. Se consideriamo che nel riciclo degli imballaggi l’Italia è un’eccellenza europea, perché non diventarlo anche nel riciclo della plastica? E perché non fare di Arezzo, invece che sulle mense scolastiche, una città modello per questo?”.

martedì 14 maggio 2019


SACCHETTI LAVORATI A MAGLIA

Gli ingredienti della ricetta sono solo tre: sacchetti da riciclare in plastica, un ferro per uncinetto e tanta voglia di fare qualcosa per le persone in difficoltà. Un capolavoro del riciclo ha preso vita in una chiesa di Ohama in Nebraska, nella quale le signore passano il tempo imparando a riciclare rifiuti in un aiuto concreto per i senzatetto. In questo laboratorio sostenibilità sociale ed ambientale si mixano in un progetto altruista e rispettoso dell’ambiente, che dona materassini resistenti, impermeabili ed isolanti alle persone che vivono in strada.

LA RICETTA PER CREARE MATERASSINI CON I SACCHETTI DA RICICLARE

Per trasformare la plastica dei sacchetti da riciclare in un materassino da “campeggio” bastano una forbice, una montagna di bustine usate e un ferro da uncinetto. Una volta ridotte le buste in anelli, si collegano tra di loro con un semplicissimo nodo piano, fino a creare un gomitolo di “filo di plastica”.
Quando la materia prima è pronta, con il ferro da uncinetto si annodano i sacchetti da riciclare con uno dei punti base della tecnica del ricamo fino ad ottenere una trama compatta, regolare e spessa qualche centimetro. Basta davvero poco per realizzare un materassino utile ed ecologico per le persone in difficoltà, e le signore del Nebraska che frequentano la chiesa metodista Faith
Westwood mettono i loro decenni di esperienza nel lavoro a maglia al servizio della comunità.
http://www.rinnovabili.it/ambiente/sacchetti-da-riciclare-maglia-homeless-876/

Incredibile di quanti prodotti si possano produrre riciclando la plastica! Uniamoci anche noi aretini a questa stupenda organizzazione! Insegniamo ai nostri bambini che invece di gettare i rifiuti per strada, al parco (per esempio al parco del Pionta) oppure fuori dalle Scuole, possono crearci un infinità di oggetti divertendosi! 





giovedì 21 marzo 2019

L' "ultima" super Luna dell'anno


http://www.rainews.it/dl/rainews/media/Ultima-Superluna-dellanno-3a42a6ce-a1eb-4590-a586-e9fd168975be.html#foto-1


L'ultima “Superluna” dell’anno.
Spettacolo nel cielo per la Superluna, una luna al massimo della pienezza e al punto di minore distanza dalla Terra (o quasi).
Fonte:  www.rainews.it 

venerdì 7 dicembre 2018


A New York c’è una storia di cui si parla da due mesi, che sta montando sempre di più e sta facendo il giro del mondo: è quella della misteriosa anatra mandarina. È una specie diffusa in Cina, Giappone e Corea ma rara nel resto del mondo: negli Stati Uniti ci sono piccoli gruppi sparsi allo stato selvatico più un esemplare maschio avvistato il 10 ottobre scorso a Central Park. Due mesi dopo non si sa ancora come sia arrivato nel parco: potrebbe essere scappato da uno zoo locale o dalla casa di qualcuno nel vicino stato del New Jersey (a New York è vietato avere un’anatra come animale domestico); o potrebbe essere stato liberato dal suo proprietario. 
L’origine sconosciuta, la rarità e soprattutto la sua bellezza, per il piumaggio dai colori vivaci e per le ali a punta a forma di vela, hanno trasformato l’anatra nell'animale più chiacchierato e ricercato della città.
Nell’ultimo mese, scrive il New York Times, l’anatra è diventata una celebrità internazionale ed è stata citata in un tweet anche dal People’s Daily China, il giornale ufficiale del Partito comunista cinese.



Meno felici della presenza dell’anatra sono gli storici bird-watchers di Central Park, gli appassionati osservatori di uccelli: considerano l’anatra mandarina e i suoi ammiratori un fastidioso fenomeno da baraccone; Sean Sime, che osserva gli uccelli a Central Park da 20 anni, l’ha per esempio definita la «Kim Kardashian delle anatre»: «è una specie di isteria artificiale. Anziché un autentico sentimento verso la natura è un reality. Non è uccello selvaggio che dovrebbe esser qui». 
Qualcuno è comunque contento per l’interesse suscitato dall’anatra che potrebbe avvicinare nuovi appassionati, oltre che personalmente eccitato dalla sua presenza: tra loro c’è per esempio David Barrett, che gestisce il Manhattan Bird Alert e che ha cercato di avvicinare l’anatra attirandola prima con pezzetti di pretzel e poi arrampicandosi su un albero e usando un richiamo che però ha attirato solo le solite anatre.
Secondo gli esperti è possibile che passi l’inverno e il Natale a New York e finisca per stabilirsi lì definitivamente.
Un ornitologo del Cornell Lab of Ornithology ha anche spiegato al New York Times che potrebbe accoppiarsi con le anatre native, ma non è chiaro se possano procreare insieme degli anatroccoli. 
Nonostante queste rassicurazioni, un mancato avvistamento troppo prolungato provoca subito preoccupazione e allerta tra i fan dell’anatra: potrebbe essersene andata o qualcuno, cedendo più di altri al fascino della sua bellezza, potrebbe averla rubata, tenendosela tutta per sé e sottraendola a tutti noi.






martedì 30 ottobre 2018

Gli alberi come gli uomini!




Gli alberi sono al centro del nostro ecosistema, sono fonte di simbolismo e ci somigliano.

Gli alberi che ci circondano hanno un linguaggio che si esprime con gesti e significati simili a quelli degli uomini. Nel libro “La saggezza degli alberi” di Peter Wohlleben, l’autore dimostra la teoria secondo la quale gli alberi comunicano tra loro, amano e odiano, hanno regole di convivenza.

Che l’albero sia un simbolo è noto. L’albero è simbolo di memoria: ognuno di noi ha un albero a cui è legato un ricordo particolare, quando vi si arrampicava da bambino  o quando vi ha passato sotto ore a parlare con gli amici.
L’albero può essere la pietra miliare di una tradizione, religione e cultura, come l’albero dell’Eden o può dare ispirazione come ha fatto con Newton.

Alla fine degli anni ’60 si è iniziato a parlare di etica ambientale, della necessità di avere uno stile di vita sostenibile. Da questo momento sono nati anche i movimenti per i diritti degli animali, che hanno gettato le basi per la sostenibilità moderna.

Gli alberi comunicano non solo attraverso i simbolismi che l’uomo gli appone ma anche tra di loro. Appartengono a una comunità vegetale a noi sconosciuta. Wohlleben, nel suo libro, racconta che i re della foresta sono la quercia e il faggio che hanno i comportamenti della madre e del padre di famiglia.
Il faggio lascia cadere le foglie che creano un tappeto  che viene assorbito dal terreno, diventando humus per la crescita di altre specie, allo stesso tempo è in grado di crescere attraverso le chiome degli alberi vicini.
La quercia, grazie al suo fusto aitante, è riconosciuto come l’albero eroico: accetta umidità, aridità, indurimento del terreno e ghiaccio riuscendo a vivere per 5000 anni.

Ogni albero ha una personalità e un carattere diverso, proprio come gli uomini. La quercia è saggia, robusta e resiliente, il faggio è invece resistente, alto determinato e se serve spietato. La betulla viene descritta come un albero tra i più litigiosi e irritabili.

Ci sono anche casi in cui gli alberi hanno dei sentimenti di amore e convivenza amichevole: ad esempio quando cooperano per raggiungere più luce.
Oltre il salice piangente ci sono alberi che piangono veramente, facendo trapelare resina.

In conclusione, gli alberi ci assomigliano più di quanto pensassimo: hanno personalità,  carattere e comunicano. Se queste scoperto fossero state fatte in concomitanza con le teoria sull’etica ambientale, il processo di sensibilizzazione verso la natura sarebbe cominciato in anticipo.